venerdì 26 giugno 2015

CHE FINE HANNO FATTO LE 5 STELLE DEI GRILLINI?



Volendo fare un bilancio di questo primo anno di amministrazione "grillina" a Livorno, è opportuno a mio avviso concentrarsi anche sui cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle, che si chiama così non perché sponsorizza gli hotel di lusso ma perché il suo programma si caratterizza per 5 punti: acqua pubblica, rifiuti zero, mobilità sostenibile, energie rinnovabili e trasparenza.
Per quanto riguarda l'acqua pubblica, mi pare che non ci sia ancora la minima idea di come ripubblicizzare ASA, neanche se ne parla nelle commissioni. Due anni fa proposi una fusione con GAIA per risolvere i problemi di entrambe le aziende oppure di ricomprare le azioni del socio privato, utilizzando i ricavi di ASA Trade o riconvertendo i canoni arretrati, ma è tutto finito in cantina.
Rifiuti zero: le difficoltà di AAMPS hanno portato al blocco dell'estensione del porta-a-porta, ma se la sono cercata viste le nomine totalmente inadeguate al vertice aziendale. La commissione d'indagine istituita dal Consiglio comunale ha poi deciso di agire a porte chiuse pur non essendo obbligata a farlo, il che dice tutto anche sul punto riguardante la "trasparenza". 
Mobilità sostenibile: la stretta sulle sanzioni per chi si comporta in maniera incivile è un bel segnale, ma per pedonalizzare davvero il centro e puntare sul trasporto pubblico serve ben altro e per adesso siamo ancora fermi alle solite liti tra giunta e CTT, come quelle tra Nebbiai e Fontana di qualche anno fa.
Energie rinnovabili: non pervenute. Eppure ci sono possibilità di ogni tipo, dalle centrali kite-gen per le imprese fino ad un nuovo regolamento edilizio che incentivi le abitazioni a dotarsi di impianti ad energia pulita.
Insomma, è ovvio che durante il primo anno gran parte del tempo va perso per conoscere la macchina amministrativa (proprio per questo raccomandai ai nuovi amministratori di circondarsi di veri esperti) ma ci sono casi di altre città che, pur avendo avuto una "rivoluzione" politica al vertice e con le stesse difficoltà finanziarie (se non più gravi), nel primo anno sono riuscite a concretizzare importanti risultati: Napoli, Parma, Messina, ecc. 
Mi auguro perciò che il secondo anno sia per Livorno quello della svolta, dopodiché tutto scivolerà velocemente verso le prossime elezioni: se tutti i progetti non saranno già sui giusti binari difficilmente le promesse avranno il tempo di realizzarsi.

Andrea Romano - Resistere! Azione civica

SERVIZI, LA REGIONE CONTINUA A VOLER SBAGLIARE TUTTO

Ha fatto benissimo il Tirreno ad andare a vedere, con il servizio pubblicato martedì 26 maggio, dove va a finire in Toscana la cosiddetta raccolta differenziata dei rifiuti e ad indagare su come mai la percentuale della differenziata stessa non riesce a salire, se non lentissimamente, mentre le tariffe aumentano con "l'ecotassa".
La risposta della Regione è stata patetica e preoccupante, visto che la colpa di tutto secondo i nostri illuminati amministratori sarebbe delle aziende troppo piccole sparse sul territorio. 
Quello che interessa alla Regione è infatti promuovere le fusioni tra i gestori, trampolino per la privatizzazione totale del servizio tramite le famigerate "gare regionali" (quella sul trasporto pubblico ormai è peggio del Vietnam). 
Peccato per loro che il Tirreno abbia scovato le eccellenze del territorio toscano, Capannori e la zona empolese, che guarda caso sono gestite non da colossi privatizzati quotati in borsa ma da aziende del territorio (Ascit e Publiambiente), totalmente pubbliche e che hanno puntato subito sul riciclo ed il porta-a-porta, con risultati straordinari: differenziata oltre l'80%, di alta qualità, e tariffe in discesa.
In Toscana non servirebbe altro che copiare questi territori (già imitati perfino dalle metropoli d'oltreoceano), invece la Regione continua a voler fare il contrario per compiacere le lobby dei rifiuti, nonostante le grandi aggregazioni siano nemiche dell'efficienza e amiche del profitto riservato a pochi squali.
Basti pensare che i mega-impianti di smaltimento, che queste grandi aziende dovrebbero gestire, hanno bisogno di contratti almeno ventennali per ripagare l'investimento prestato dalle banche, fatto che ha sempre bloccato lo sviluppo del riciclo e del risparmio per garantire un flusso di rifiuti costante da bruciare nei forni inceneritori. Tanto paga (e respira) sempre il solito pantalone.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

MESSINA BATTE LIVORNO 10 A ZERO, SUI RIFIUTI CONFRONTO IMPRESSIONANTE


Ho letto le motivazioni descritte dai 5 Stelle per giustificare l'aumento della TARI e le altre difficoltà che hanno incontrato nel gestire la patata bollente AAMPS: un'azienda "tecnicamente" fallita per i revisori, con debiti e sprechi, ecc. 
Tutte questioni risapute da tempo, di fronte alle quali le uniche iniziative di rilievo durante il primo anno della "nuova era" sono state il blocco dell'estensione del porta-a-porta e l'aumento della tariffa, già a livelli record a causa delle precedenti gestioni, che criticai a suo tempo fino a farmi defenestrare dalla commissione comunale di controllo.
Vale la pena allora confrontare la realtà di Livorno con quella di Messina, dove l'azienda dei rifiuti non è solo "tecnicamente" fallita ma addirittura posta in liquidazione, dopo indebitamenti, emergenze e scandali di ogni genere: il nuovo sindaco ha chiamato subito a dirigerla l'ex assessore di Capannori Ciacci ed il manager Raphael Rossi, snobbati a Livorno prima dal PD e poi dai 5 stelle (che poi si lamentano se AAMPS continua ad avere difficoltà).
Ebbene, solamente in questo primo anno di nuova gestione, nonostante una situazione di gran lunga più grave rispetto ad AAMPS e partendo da una raccolta differenziata tra le peggiori in Italia, a Messina l'azienda dei rifiuti è riuscita a realizzare risparmi per 3 milioni di euro, tagliando sprechi e migliorando la differenziata, ha intercettato finanziamenti per il porta-a-porta da Comieco e Conai, ha approvato un codice interno di disciplina e un regolamento acquisti trasparenti, introdotto sgravi fiscali e apposite aree per il compostaggio domestico e collettivo, realizzato una piattaforma di selezione per la differenziata, esteso il porta-a-porta a 12mila abitanti (con riduzione tariffaria) e pianificato l'estensione a 100mila abitanti entro un anno, ha attivato già l'estate scorsa il servizio per la differenziata nelle strutture balneari, distribuito a Natale un buono sconto per chi conferisce rifiuti elettrici-elettronici, ecc.
Ecco spiegata la mia insistenza in questi anni perché AAMPS venisse affidata a veri esperti. Dopo un confronto impietoso ed impressionante come quello tra Livorno e Messina spero che l'amministrazione finalmente si convinca.
Intanto, un segnale immediato potrebbe essere almeno l'organizzazione di Effetto Venezia "a rifiuti-zero", che i 5 stelle giustamente chiedevano già nel 2011 per evitare sprechi e degrado.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

L'AUMENTO TARI DOVREBBE PAGARCELO CHI NON VUOLE I CONTROLLI

A proposito dell'aumento TARI, vorrei ricordare che il sottoscritto lo scorso 25 luglio chiese pubblicamente ad AAMPS, allora ancora governata dal PD nonostante la fresca elezione del nuovo sindaco, i motivi per cui l'azienda non pubblicava più le percentuali della differenziata nei singoli quartieri serviti dal porta-a-porta, aveva fatto calare il silenzio sui rilievi dei revisori dei conti sui contributi ricevuti per quel servizio ed aveva annunciato aumenti della tariffa "a causa del porta-a-porta". Mi chiedevo: forse sta andando tutto in malora?

AAMPS fece astutamente rispondere il nuovo assessore, che dopo aver avventatamente promesso l'estensione del porta-a-porta a Colline e Magrignano "entro febbraio 2015" (col cavolo) sorvolò poi su tutto il resto.

Successivamente ho avuto modo di chiedere anche i dati sui controlli effettuati nelle zone porta-a-porta, visto che si segnalano da tempo fenomeni estesi di migrazione dei rifiuti verso quartieri serviti dai vecchi cassonetti e di conferimenti errati nei bidoncini. Quante sanzioni sono state elevate negli ultimi due anni? Mistero.

Questo significa buttare consapevolmente i soldi dalla finestra, che a fronte degli aumenti tariffari è ancor più inaccettabile. 
Il porta-a-porta, se fatto correttamente, produce subito risparmi di spesa, dovuti alla riduzione dell'indifferenziato da smaltire ed ai minori costi chiesti da Revet e consorzi vari per il trattamento di una differenziata di alta qualità, mentre se è fatto male scarica sui cittadini tutto il peso di una raccolta più complicata e costosa. Per questo ovunque si fanno controlli precisi e severi, sanzionando i furbetti.

Con gli incassi di queste sanzioni e con un conseguente miglior funzionamento del servizio l'aumento TARI sarebbe stato meno salato o non ci sarebbe stato, invece anche stavolta ci rimettono tutti, anche i cittadini che collaborano correttamente con AAMPS e Comune. Di chi è la responsabilità dei mancati controlli? Ce lo paghino loro l'aumento della tariffa.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

LA PROVINCIA IGNORA IL TRIBUNALE SULLA DISCARICA!


Durante l'ultimo Consiglio Provinciale il presidente Franchi finalmente si è degnato di farci sapere se gli uffici dell'amministrazione di cui è capo e rappresentante legale abbiano rispettato la sentenza n. 149/2014 del Tribunale di Livorno, che impone la drastica riduzione delle tipologie di rifiuto conferibili a Limoncino: solo innocui calcinacci.
La risposta del Presidente sostanzialmente è stata: no, non l'abbiamo rispettata. Inaugurando così, a quanto pare, un ulteriore grado di giudizio nel sistema penale, dopo il passaggio in giudicato di una sentenza: quello del "chissenefrega". Il Tribunale non ha lasciato scelta alla Provincia ("si dovrà intervenire") ma la Provincia decide lo stesso di non intervenire?
Le motivazioni alla base di questa volontà di non rispettare la sentenza, aspettando le calende greche mentre la stessa parla chiaramente di uso "sollecito" del potere di autotutela e di intervento da esercitare "con sollecitudine", sono alquanto traballanti per non dire ridicole, anche se nessun consigliere sembra essersene accorto.
Franchi ha detto che non si può rilasciare la nuova autorizzazione finché non sarà concluso il "collaudo"? Peccato che l'art. 9 del decreto 36/2003 stabilisce ovviamente che i collaudi si fanno dopo e non prima del rilascio dell'autorizzazione, quindi tale spiegazione sembra proprio una fandonia.
Tralascio di approfondire le altre motivazioni accampate per temporeggiare, cioè quelle di dover sapere, prima di ridurre le tipologie di rifiuto, come andrà a finire la telenovela della strada pubblica o privata e se in futuro le competenze provinciali passeranno alla Regione, perché si commentano da sole. 
Mi chiedo perché, quando si trattò di rilasciare la vecchia autorizzazione con ben 108 tipologie di rifiuto da stoccare in mezzo ai boschi livornesi, di esercitare tutta questa calma e prudenza su collaudi, strade e competenze non si preoccupò nessuno.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica