lunedì 13 luglio 2015

LA BANDIERA GRECA SUL MUNICIPIO NON RESTI SOLO PROPAGANDA

Mi ha fatto piacere l'iniziativa simbolica del sindaco Nogarin di far issare la bandiera greca sul municipio all'indomani del referendum che ha respinto le proposte di accordo della Troika, a base di ulteriori privatizzazioni e speculazioni. E' stato a mio parere giusto sostenere la battaglia del popolo greco, a prescindere da come andrà a finire la vicenda dopo la spaccatura all'interno di Syriza.
Vorrei però che l'amministrazione pentastellata agisse di conseguenza, per esempio nella gestione delle aziende comunali, selvaggiamente privatizzate o comunque avviate a quel patibolo dall'apparato PD, con risultati sotto gli occhi di tutti: sprechi, inefficienze e impennate delle tariffe.
In altri comuni, è stato addirittura lo stesso PD a fare retromarcia riportando in mano pubblica i servizi locali, dimostrando che non ci sono ostacoli normativi: a Formia, per esempio, è stata creata dal sindaco PD un'azienda dei rifiuti totalmente pubblica chiamata "Formia Rifiuti Zero", data in gestione al manager anti-sprechi Raphael Rossi che in un solo anno ha fatto scendere le tariffe aumentando i servizi.
A Livorno non possiamo celebrare il coraggio del popolo greco e poi sottometterci ai diktat della "troika" nostrana, rappresentata da Regione, sindaci di ATO Costa e gestori privati: la nostra AAMPS, che forse qualcuno vuole spingere verso la rovina per poi svenderla meglio, dovrebbe cessare di essere una s.p.a. e trasformarsi in s.r.l. del Comune. Chiamiamola "Livorno Rifiuti Zero" e ritiriamoci dal percorso di privatizzazione di Retiambiente, come chiese il Consiglio comunale nell'autunno scorso.
Chi dice che non si può fare dovrebbe dimostrarlo carte alla mano, dopodiché dimettersi per aver fatto promesse a vanvera. Se invece a Livorno dimostreremo di avere almeno il coraggio non tanto di Varoufakis ma almeno del PD di Formia, la bandiera greca sul Comune non sarà più stata una semplice boutade propagandistica, ma l'annuncio di un vero cambiamento anche per la nostra città.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

LA COMMISSIONE "SEGRETA" SU AAMPS E' ILLEGITTIMA!


Qualche mese fa venni a sapere che la commissione speciale su AAMPS aveva deciso di riunirsi permanentemente a porte chiuse, estromettendo dall'aula cittadini e stampa, adducendo presunte norme regolamentari che imporrebbero tali modalità operative da loggia massonica o da gruppo investigativo anti-terrorismo.
Ricordandomi che l'analoga commissione su ASA, istituita un paio di anni fa, si era invece riunita a porte apertissime, mi andai a rileggere il regolamento, accorgendomi subito che in realtà l'art. 29 comma 5 stabilisce che la commissione debba chiudere temporaneamente le porte solo ed esclusivamente in caso di audizione di organi politici, vertici burocratici o aziendali attualmente in carica, oltre che dei dipendenti comunali.
Ho subito fatto presente il problema a vari membri della commissione, che a quanto pare se ne sono bellamente fregati ed hanno continuato a riunirsi come i carbonari nel Risorgimento anche per dibattere tra loro, ascoltare persone diverse da quelle sopraelencate, esaminare documentazione. Tutto questo violando il regolamento.
Mi è tornato in mente il periodo in cui il sottoscritto venne estromesso da quasi tutte le commissioni per mezzo di una manovra della maggioranza consiliare: a nulla valsero le mie segnalazioni su circolari ministeriali che imponevano la presenza con diritto di voto di ogni gruppo all'interno di tutte le commissioni. Dopo un mio esposto in Procura il Consiglio casualmente tornò sui propri passi, riformulando la composizione delle commissioni.
Lancio pubblicamente un appello perché la commissione speciale riporti i suoi lavori sui binari della legittimità e della trasparenza. Se c'è qualcosa riguardo l'AAMPS che non è mancato in questi anni sono proprio i segreti, per questo l'indagine va fatta alla luce del sole senza nascondersi dietro un cavillo, oltretutto sbagliato.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

BASTA SCIOCCHEZZE SULLA DISCARICA, LA SENTENZA PARLA CHIARO

Vista l'impressionante quantità di sciocchezze scritte da Bruno Tamburini (il Tirreno del 26.06.2015), che si compiace per la presunta salvezza della ditta Bellabarba attaccando i cattivoni che avrebbero messo in ginocchio un'impresa per il gusto di affamare 80 lavoratori, mi corre l'obbligo di raccomandare a tale cantore di meraviglie quali la progettata discarica a Limoncino un'attenta lettura della sentenza chiave di tutta la vicenda, parlo della n. 149/2014 del Tribunale di Livorno.
In quella sentenza vengono riservati giudizi durissimi sulle responsabilità del caos che si è venuto a creare con il progetto della discarica, la quale sicuramente non avrebbe potuto assicurare il posto di lavoro addirittura ad 80 dipendenti, ma solo a 4 o 5 e per poco tempo, fino a che la "buca" non sarebbe stata ricolma di monnezza.
Voglio rassicurare Tamburini che tra le responsabilità individuate dal magistrato non ci sono quelle afferenti i presunti "integralisti ambientali", che poi tanto integralisti non devono essere se il Tribunale ha ordinato alla Provincia (che scandalosamente non provvede, con il Comune che invece di protestare tace) di ridurre le tipologie di rifiuto autorizzabili da 108 ad una sola.
Quindi la verità empirica è opposta a quella descritta da Tamburini: l'azienda è entrata in crisi (e ci resterà, visto il concordato liquidatorio) per le difficoltà del settore e scelte quantomeno imprudenti, come quella di spendere denaro per realizzare una discarica in mezzo ad un'area di enorme pregio naturalistico, vicino ad insediamenti umani e senza neanche una via d'accesso concordata con gli interessati.
Se qualcuno dovesse mai pagare il danno causato ai lavoratori, dovrebbe trattarsi di quei soggetti istituzionali che hanno, all'insaputa del Consiglio comunale e della cittadinanza, promosso e favorito progetti imbarazzanti.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica