lunedì 22 febbraio 2016

L'ANTITRUST BOCCIA IL PROGETTO RETIAMBIENTE, MORTO PRIMA DI NASCERE


In un momento delicatissimo per Aamps e nella fase in cui il Partito Democratico cerca di raccoglierne i cocci per trasferirli nella nuova società di area vasta da privatizzare chiamata "Retiambiente", l'Autorità Garante per la concorrenza e il mercato (Antitrust) ha pubblicato lo scorso 10 febbraio le conclusioni dell'indagine conoscitiva IG49 sul mercato dei rifiuti urbani, formulando direttive che suonano come una campana a morto rispetto alla soluzione escogitata dal PD:

1) innanzitutto l'Antitrust conferma che la gestione pubblica comunale è possibile, dimostrandone l'efficienza attraverso un confronto tra dati gestionali (benchmarking), smentendo chi propone la privatizzazione di Retiambiente come percorso obbligatorio;

2) la gara preparata dal PD prevede l'affidamento del servizio a Retiambiente per ben 25 anni, mentre l'Antitrust raccomanda un affidamento non superiore a 5 anni per garantire efficienza e concorrenza;

3) il servizio costruito per Retiambiente è "integrato", cioè comprende sia la raccolta che lo smaltimento dei rifiuti, ma l'Antitrust invece ha chiesto la separazione netta dei due settori, eliminando il conflitto di interessi che blocca l'aumento della raccolta differenziata (se cerco di guadagnare con lo smaltimento, non sviluppo le politiche del riciclo);

4) mentre Retiambiente è pensata per gestire un bacino di utenza di oltre 1.300.000 abitanti, l'Antitrust ribadisce che le famigerate "economie di scala" riguardano solo l'unione tra pochi piccoli comuni, mentre in caso di grandi bacini è opportuno il "frazionamento", perché la dimensione ideale si trova in una fascia "tra i 30.000 e i 100.000 abitanti";

5) secondo l'Antitrust, l'incenerimento va considerato solo "se non aumenta la differenziata", che si può incrementare con la raccolta porta-a-porta, metodo che nel complesso "realizza una gestione dei rifiuti più economica".

La bocciatura del progetto Retiambiente è clamoroso e totale: la gestione ideale per l'Antitrust è quella di una città medio-grande, con una raccolta comunale efficiente che punta a differenziare e riciclare ("producendo valore"): la ricetta per risanare Aamps è servita.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

venerdì 19 febbraio 2016

FINALMENTE L'AAMPS AMMETTE LE PROPRIE "ANOMALIE", ORA DEVE CAMBIARE

Tra le novità emerse dall'audizione in comune del nuovo c.d.a. di Aamps, c'è quella riguardante il compito di scrivere il piano industriale affidato alla consigliera Paola Petrone, ex direttore generale dell'azienda rifiuti di Milano (era ora che nominassero qualcuno con una vera esperienza professionale alle spalle).
In commissione, la Petrone ha detto due cose molto importanti: prima di tutto ha bocciato sonoramente la bozza di piano preparata dai predecessori, definendola "da rifare ex novo", confermando finalmente quanto ripete il sottoscritto dallo scorso luglio.
Poi la consigliera ha annunciato di aver riscontrato "tante anomalie" in Aamps, prima di tutto il fatto che da noi "la differenziata è un costo anziché una risorsa". La sua intenzione sarebbe quindi di recuperare produttività per "impiegarla nel settore del riciclo". Anche in questo caso, finalmente viene confermato quello che ripeto da anni, cioè che la differenziata e il riciclo sono una gallina dalle uova d'oro che produce ricavi ovunque ma non a Livorno, dove questo business è stato regalato dalla politica ai privati locali o ad altri territori, lasciando ad Aamps solo il peso fallimentare della discarica prima e dell'inceneritore dopo.
Se alle parole della Petrone seguiranno velocemente i fatti, per Aamps forse c'è una speranza di diventare virtuosa. I lavoratori, preoccupati per il loro futuro, dovrebbero essere coinvolti subito nel processo di cambiamento, dimostrandosi consapevoli del fatto che il riciclo e il porta-a-porta sono le strade che garantiscono maggiore occupazione e quei ricavi necessari sia a coprire i costi del personale che a permettere una progressiva riduzione dei debiti e della tariffa.


Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

lunedì 8 febbraio 2016

IL PD RACCONTA ANCORA LE SOLITE FAVOLE, SMENTITE DAI FATTI


Renato Gangemi del PD ha ritenuto opportuno replicare alle mie considerazioni su Aamps e Retiambiente (il Tirreno 07.02.2016) cambiando discorso e inventandosi alcune cose.
Dopo aver evitato di smentire i dati elencati dal sottoscritto, forse perché inconfutabili, Gangemi si è chiesto perché mai avessi mischiato Retiambiente con il CTT ed i carrozzoni nella sanità: semplicemente perché tutti i servizi pubblici che sono stati centralizzati con la scusa delle "economie di scala" hanno poi prodotto più costi e poltrone. Basta fare un po' di benchmarking tra aziende (confronto tra dati gestionali, molte università lo hanno già fatto) per rendersene conto.
L'affermazione di Gangemi per cui la maggioranza di Retiambiente resterà in mano pubblica è la solita favoletta della buonanotte che nasconde l'amara realtà: come al solito, al privato di minoranza verranno concessi pieni poteri gestionali (art. 14 e 16 dello statuto), quindi comanderà come se avesse la maggioranza, ma senza tirar fuori i quattrini per comprare le azioni necessarie a raggiungerla.
L'indomito rappresentante del PD mi fa sorridere sia quando sostiene che avrei partecipato al governo della città (venni estromesso perfino dalle commissioni di controllo) sia quando afferma che il sottoscritto "si ostina a non dire una parola sugli errori dei 5 stelle": forse non ha letto il Tirreno negli ultimi due anni, durante i quali ho criticato decine di volte le nomine Aamps, l'assenza di un piano industriale e perfino il contenuto delle due bozze di piano preparate dal precedente C.d.a.
La "minaccia" finale di Gangemi sul decreto Madia ed il rischio commissariamento per chi non si piega alle privatizzazioni è l'ennesima pistola scarica, tanto è vero che gli è toccato specificare che, dimostrando i vantaggi gestionali, resta legittimo rimanere fuori dai carrozzoni fallimentari inventati dal PD toscano.

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

NON SERVONO I CARROZZONI DEL PD PER RISANARE AAMPS

pubblicato il 4 febbraio 2016:

Davvero non riesco a capire con quale coraggio il PD, tramite Simone Franchi (il Tirreno del 04/02/16), continui a propinare il carrozzone denominato Retiambiente, ovviamente da privatizzare e di "area vasta", come soluzione ai problemi di Aamps.
I fatti, non le opinioni politiche o le ideologie, sconsigliano caldamente di tuffarsi in un tale ginepraio:
1) l'analoga società inventata per la Toscana meridionale ha prodotto un aumento tariffario del 12% in soli due anni, altro che risparmi!
2) la scusa delle presunte "economie di scala" non regge, dato che ci sono centinaia di aziende municipali virtuose e invece tutti i colossi privatizzati, quotati o meno in borsa, sono sommersi dai debiti;
3) il precedente del trasporto pubblico è illuminante: hanno regalato ATL al CTT-Nord per "vincere la gara regionale", poi persa clamorosamente, mentre Pistoia che è uscita in tempo dal CTT ha riportato i bilanci in attivo;
4) anche nel caso della sanità, l'accentramento progressivo non ha mai prodotto risparmi ma poltrone e tagli ai servizi;
Per risanare Aamps non serve Retiambiente, caro PD, ma qualcuno che - per fare un esempio - cominci a chiedersi se e perché per Aamps è necessario pagare altre aziende per smaltire rifiuti, mentre poi magari queste li rivendono sul mercato come materiali di pregio, traendone enorme profitto. Perché non li rivende direttamente Aamps, cominciando a far quattrini come tutte le aziende municipali che hanno puntato sulla differenziata, risanando i conti e abbassando le tariffe?
Cominciamo da cose come queste, altro che i soliti carrozzoni.

Andrea Romano - Resistere! Azione civica

martedì 2 febbraio 2016

MISTERI E SILENZI SU AAMPS, NOGARIN SI GIOCHI LA POLTRONA


pubblicato il 24 gennaio 2015:

Dopo aver passato gli ultimi mesi tra allarmi ed emergenze, i livornesi ormai hanno capito che su Aamps si gioca una battaglia "ideologica" tra il PD, che propone la privatizzazione (Retiambiente) nonostante i pessimi i risultati prodotti altrove, e il M5S che insiste con un concordato sui cui esiti nessuno riesce a fare previsioni.
In questo caos, si vanno accumulando misteri su misteri:
1) nessuno ha ancora spiegato perché i costi del servizio di un'altra azienda di rifiuti 100% pubblica presa a caso, come Publiambiente, ammontano a circa 73 euro annui per abitante mentre quelli di Aamps ammontano a circa 125 euro annui per abitante, ne' come mai i costi del personale risultano pari a circa 42 euro annui per abitante in Publiambiente e circa 84 euro annui per abitante in Aamps;
2) non sappiamo che fine ha fatto l'ispezione del Ministero dell'Economia del 2013, che rilevò ben dieci casi di "non conformità", a partire dall'indebita erogazione all'amministratore Rosi di oltre 218.000 euro più iva e contributi;
3) non si è capito a cosa sia servita tutta la presunta attività della commissione d'inchiesta del Consiglio comunale, che doveva chiudere i lavori entro due mesi e invece si protrae da quasi un anno a porte chiuse;
4) è calato il silenzio su tutte le inchieste della Procura su bilanci, acquisti, personale, rapporti con le banche ecc. Dopo mesi di indagini non succede niente? 
5) nessuno sa dire che conseguenze ha prodotto la denuncia di Nogarin alla Guardia di Finanza sulle presunte irregolarità dell'assemblea per l'aumento di capitale di Retiambiente;
6) resta l'arcano anche sulle nomine sballate degli ultimi anni: mai nessun vero manager esperto di gestione dei rifiuti, perché?
7) perché, infine, in questi ultimi due anni Aamps è stata volutamente privata sia di un piano industriale di risanamento sia della liquidità necessaria per evitare di allarmare revisori, creditori e lavoratori?
Nogarin sembra voglia giocare a carte coperte per tutelare la sua presunta strategia, che ufficialmente punta a risanare l'azienda salvandola dalla speculazione di Retiambiente, mentre l'impressione di molti è che stia portando Aamps nel baratro per svenderla, magari previo concordato giudiziario, proprio agli speculatori privati.
Se il sindaco fa sul serio allora si giochi davvero la fiducia: fissi un termine ravvicinato entro il quale dimostrare l'efficacia delle scelte che ha intrapreso, impegnandosi a rassegnare le dimissioni nel caso in cui non riesca a salvare Aamps come promesso. Come dicono i giocatori di poker: "all-in!"

Andrea Romano - Resistere! Azione Civica