venerdì 3 aprile 2015

IN COMUNE E IN PROVINCIA REGNA IL SILENZIO



La meritoria inchiesta del Tirreno sul taglio selvaggio dei boschi livornesi scopre ogni giorno pezzetti di verità molto interessanti, a partire dalle conferme che cercavo sulla scelta discrezionale (e non obbligata!) della Provincia di non porre limitazioni allo sfruttamento commerciale del nostro patrimonio naturale e paesaggistico, come afferma il biologo Pasquinelli, anziché tutelarlo per valorizzare la zona anche a fini turistici e culturali.

Fa sorridere amaramente venire a sapere che mentre si continuano a bersagliare di controlli le baracche abusive del Limoncino, poco più in là vengono giù intere foreste senza che il presidente della Provincia o il sindaco aprano bocca per dire "stop" ad un apparato burocratico che, dai tempi delle discariche "green", quando si tratta di operazioni gigantesche è sembrato a molti di manica larga, anzi larghissima.

Non solo, la vicenda si incrocia inevitabilmente con altre, prima di tutto perché non si riesce a capire a cosa diavolo servano improvvisamente tutte queste tonnellate di legna, a meno che tutti i livornesi non si siano fatti il camino in salotto decidendo di tenerlo acceso anche a ferragosto. Oppure c'entrano qualcosa le autorizzazioni date da comuni come Collesalvetti per l'apertura di nuove centrali a biomasse molto inquinanti, magari da alimentare "a filiera corta" e cioè con i boschi limitrofi?

C'è poi la questione della discarica: nessun amministratore si è ancora degnato di mostrare a tutti un vincolo che impedisca ora e in futuro di utilizzare i terreni disboscati per raggiungere con i camion carichi di monnezza l'ex cava del Limoncino.

Così come nessuno ha mostrato quell'articolo di legge che avrebbe finora impedito alla giunta di ritirarsi dal ricorso contro il blocco dell'utilizzo della strada presidiata dal comitato. Alle chiacchiere dei funzionari non è seguita alcuna documentazione.

Ma c'è di più: la sentenza 149/2014 del Tribunale di Livorno è stata trasmessa alla Provincia perché - si legge - "non potrà esimersi dal revocare in autotutela il provvedimento autorizzativo, rilasciando in sostituzione altra AIA limitata oggettivamente ai rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione", cioè terra e rocce. La Provincia ha eseguito l'ordine del Tribunale?



Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

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