lunedì 20 aprile 2015

SERVIZI PUBBLICI, STIAMO ALLA LARGA DAI CARROZZONI

Trovo incredibile che ancora oggi ci sia da parte di qualcuno, in questo caso Aldo Repeti del PSI (il Tirreno del 17/04/2015), la mancanza di pudore politico necessaria per promuovere aggregazioni e privatizzazioni dei servizi pubblici locali. Provo allora a smontare un pezzo alla volta le sue costruzioni logiche, apparentemente inoppugnabili.


Repeti innanzitutto sostiene che l'ingresso di AAMPS in Retiambiente non sarebbe una privatizzazione, ma una gestione mista pubblico-privata: questo è solo un trucco semantico perché se il privato ha i poteri di gestione e controlla il voto nel CdA, poco importa che la maggioranza delle azioni resti ai comuni, anzi è un modo per il privato di accaparrarsi il business risparmiando quattrini (deve acquistare meno azioni!).

Il segretario PSI poi afferma che l'aggregazione porta risparmi di spesa: in realtà, la favola delle economie di scala in questi settori è stata smentita dai fatti, basti pensare all'esempio del trasporto pubblico, visto che il carrozzone CTT-Nord sta trascinando Livorno in un baratro, mentre chi è rimasto "confinato" nel proprio territorio (Prato e Pistoia) gode ottima salute, o comunque sta molto meglio di noi.

Non è possibile attribuire le difficoltà attuali di AAMPS al fatto che la sua gestione si limiti al territorio livornese o sia pubblica. La colpa è del clientelismo politico sviluppatosi nei decenni, che non si elimina privatizzando (chi lo dice che un industriale sia più onesto di un sindaco?) ma introducendo regole trasparenti e vincoli di spesa.

Repeti gioca anche la consueta carta del terrore finanziario: "se AAMPS non entra in Retiambiente dovrà restituire 4 milioni di euro". Mi spieghi in base a quale documento tali finanziamenti sono stati vincolati all'ingresso nel carrozzone dei rifiuti. Non risulta.

Così come dovrebbe spiegarmi perché i 16 comuni della zona che hanno già deciso di non entrare in Retiambiente non sono stati colpiti da nessuna piaga biblica, e perché 9 tra questi hanno addirittura cambiato area vasta: Piombino per esempio si tiene la sua azienda totalmente pubblica, conferendo ad un consorzio (non una s.p.a.) i servizi di spazzamento e raccolta, ma non la gestione degli impianti.
Oltretutto, ci vuole stomaco a definire demagogico e anacronistico il "no alla privatizzazione" dei servizi locali, visto che dal referendum che ha obbligato il Parlamento (che se ne frega) a legiferare in questo senso sono passati solo 3 anni. Ma allora a che serve votare?


Andrea Romano - Resistere! Azione Civica

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