lunedì 21 dicembre 2015

LA VERITA' SU RETIAMBIENTE? I GRILLINI SI DECIDANO A STUDIARE LE CARTE

pubblicato il 2 ottobre 2015:

Dieci giorni fa, in una lettera pubblicata dal Tirreno, valutavo lo strano silenzio calato su Aamps come un preludio al caos ed alle brutte sorprese, poi puntualmente arrivate. Siamo purtroppo ancora all'inizio: c'è la possibilità che ben organizzati poteri lobbistici, dentro e fuori l'azienda ed il palazzo comunale, alimentino la confusione per favorire la svendita di Aamps agli speculatori privati che prenderanno il comando della nuova s.p.a. Retiambiente. Una eutanasia assistita che molti danno per scontata.

La verità è che il Comune non è affatto obbligato a conferire Aamps in Retiambiente, per capirlo basta che assessori e consiglieri si decidano a studiare le carte, invece di pendere dalle labbra dei "tecnici":
1) secondo l'art. 42 del Testo Unico Enti Locali, il Consiglio comunale è l'unico organo legittimato a decidere su "concessione di pubblici servizi e partecipazione a società di capitali", quindi non è possibile che la Regione o l'ATO possano prendere decisioni al suo posto;
2) la delibera del Consiglio n. 151/2011, che grillini volevano incomprensibilmente abrogare, ribadisce il concetto più volte: a pag. 3 si legge che "la competenza in materia resta propria degli enti locali" e che l'ATO ha solo "specifici compiti operativi". Il Consiglio comunale infatti ha stabilito solo l'adesione iniziale a Retiambiente, "riservandosi successivamente" (pag. 8) l'eventuale conferimento di Aamps;
3) tale conferimento resta una "libera scelta" del Comune, come viene specificato sempre nella delibera 151 a pag. 7, dove viene anche chiarito che per un passo del genere è necessaria una nuova "delibera assembleare": quindi non è ancora stato sottoscritto nessun obbligo; stesso discorso vale per la concessione del servizio rifiuti: la Regione o l'ATO non potranno mai affidarlo a Retiambiente se il Consiglio comunale vuole lasciarlo ad Aamps;
4) per "uscire" da Retiambiente non c'è bisogno di abrogare nessuna delibera, basta applicare l'art. 6 dello statuto di Retiambiente, che consente la vendita delle azioni acquistate dal Comune (per un valore di sole 13.000 euro) "in favore di altri soci pubblici" oppure "di soggetti privati".

Tra l'altro, le motivazioni politiche per un ritiro, oltre al cambio di bandierina sul municipio, sarebbero di ferro, visto che le date indicate nella delibera 151 erano dicembre 2011 per la scelta del socio privato di Retiambiente e luglio 2012 per la stipula del contratto di servizio tra ATO e Retiambiente, scadenze rinviate più volte dall'ATO e tuttora non rispettate.

Andrea Romano 

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